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Il cuore altrove

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maxy
Iscritto il: 08 gen 2003

Messaggio maxy »

E' un Avati in stato di grazia l'Avati del Cuore altrove: e per grazia intendiamo gentilezza del tocco, tenerezza verso i personaggi, capacità di condurre l'azione con stile lieve e sapiente insieme, come ai tempi di "Una gita scolastica" e "Festa di laurea".

Sembra uno stretto consanguineo dei protagonisti di quei film, del resto, il trentacinquenne romano Nello Balocchi, imbranato cronico che arriva nella pingue Bologna degli anni '20 per insegnare al liceo classico e per trovare la donna della sua vita, onde assicurare discendenza alla dinastia famigliare di sarti papalini.

La missione gli riesce anche troppo bene, dato che la donna della vita la trova: è Angela, bella fanciulla borghese resa cieca da un incidente, di cui il professorino s'innamora alla follia; salvo perderla, dopo averne assecondati i capricci senza un lamento, rassegnandosi a passare il resto dell'esistenza nel rimpianto.

Perché Nello è un pierrot lunare, un uomo incapace di uniformarsi al coro (in senso reale - canta sempre troppo forte - e metaforico), quindi un "male amato", come lo erano a suo tempo i piccoli eroi dell'infelicità che Carlo Delle Piane interpretava per il regista bolognese.

Avati lo mette al centro di una storia d'iniziazione diversa dalle altre, che non termina (non vuole terminare) né con l'ingresso nell'età adulta, né con la perdita dell'innocenza. Per ciò che racconta, Il cuore altrove ha un retrosapore malinconico, perfino amaro; mai triste, però. Anzi, fa ridere spesso: grazie ai "caratteri" del barbiere Nino D'Angelo e del padre di Nello, alias un Giancarlo Giannini così esuberante da mettere un po' in ombra il suo, pur bravo, rampollo Neri Marcorè. Il gemellaggio tra malinconia e comicità funziona a dovere; come nel cinema popolare di buona memoria, ma col tocco dell'autore in più.

Non è mia, ma mi trova perfettamente d'accordo e così risparmio tempo e ....dita :wink:
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